Prima il pasticcio sanitario, adesso quello economico. Il Piemonte senza una guida politica all’altezza.

Il “Riparti Piemonte” della Giunta Cirio, esattamente come il “Bonus Piemonte” è un fuoco di paglia che si incendia subito e che, con le sue fiamme altissime, illumina e scalda la notte, ma che, altrettanto rapidamente, si spegne, lasciando i piemontesi nel buio di una crisi pesante e per certi aspetti inedita.
Il Partito Democratico ha provato, con proposte concrete, a correggerne le storture e gli errori, ma è rimasto sostanzialmente inascoltato.
La legge, approvata a maggioranza dal consiglio regionale, si distingue per la scarsità di nuove risorse: circa 50 milioni e non certo i 700 milioni annunciati. Ottanta articoli che non esprimono nessuna visione di politica industriale, ma esclusivamente interventi di carattere emergenziale. Solo grazie a un emendamento del Pd, infatti, è stato previsto uno strumento per sostenere quegli imprenditori che investiranno nella ricapitalizzazione delle proprie aziende con una visione a medio termine. Le tanto sbandierate semplificazioni che dovrebbero rilanciare l’edilizia sono una deregulation totale e rischiano di rovinare l’ambiente e il paesaggio.
«Mancano interventi adeguati e strategici in favore del settore turistico, dell’agricoltura e delle famiglie – dichiara il consigliere regionale Marello – così come non ci sono misure serie per contrastare le vecchie e le nuove povertà che la crisi ha ulteriormente accentuato. La Regione a guida Lega ha purtroppo dimostrato di essere simile più ad una agenzia di comunicazione e propaganda, ad un centro di distribuzione di contributi a pioggia per la ricerca del consenso facile. Non certo il luogo della politica, quella vera e alta, che cerca di affrontare con serietà e competenza i complicati problemi di questo tempo nell’interesse di tutti i cittadini».

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