Conferimento del Sigillo della Regione a Michele Colombino, fondatore dell’Associazione Piemontesi nel Mondo. Marello: «Importante attuare politiche di crescita, integrazione, accoglienza, che vadano oltre i nostri orizzonti limitati».

Nel corso del Consiglio regionale di questa mattina è stata approvata all’unanimità la Mozione di conferimento del Sigillo della Regione Piemonte al Commendator Michele Colombino, fondatore dell’Associazione Piemontesi nel Mondo.
Alcuni consiglieri regionali sono intervenuti in sede di discussione per ribadire l’importanza del riconoscimento e dell’attestato di stima nei confronti del Commendato Colombino.
A proposito del conferimento il Consigliere Maurizio Marello (Pd) ha ricordato che
il valore dell’operato di Colombino si riconosce anche in ragione del ruolo di collegamento per le tantissime famiglie italiane e piemontesi che vivono all’estero a seguito di una fortissima emigrazione che colpì anche la nostra regione soprattutto a cavallo tra l’800 e il 900.
«Tale collegamento significa mantenere viva la presenza di queste persone nelle nostre comunità facendole sentire italiane e instaurando, anche attraverso i gemellaggi, relazioni improntate al dialogo e al confronto costituendo pace tra le comunità e i popoli e aiutando a conoscerci meglio e conoscere realtà, persone e popolazioni che altrimenti non si sarebbero conosciute», ha detto Marello.
«Voglio ricordare però che tutto questo nasce da una pagina tristissima di storia italiana», ha aggiunto, «Tra il 1870 al 1915 dal nostro Paese emigrarono circa 14 milioni di persone e il Piemonte diede un contributo molto forte a questa cifra. Circa la metà dei cuneesi all’epoca residenti in provincia si allontanò dalla propria terra fatta di miseria, malora, di nulla dal punto di vista economico, dei diritti, sociale. I piemontesi hanno certamente vissuto in quegli anni drammi molto simili a quelli che stanno vivendo gli immigrati in arrivo nel nostro Paese».
«Oggi viviamo un altro tipo di emigrazione non legata a condizioni di miseria, ma alla ricerca di occasioni di sviluppo delle proprie capacità, di formazione scolastica e al fine di trovare spazi lavorativi migliori» – ha aggiunto il consigliere – «Questo è un capitolo diverso, ma altrettanto importante dal momento che l’allontanamento di queste persone va ad impoverire il tessuto sociale, economico e culturale che invece dovrebbe trattenerli per arricchirsi».
«Il conferimento di un’onorificenza come questa», ha precisato infine, «ci aiuta a guardare al passato per comprendere meglio il presente e soprattutto per porre in essere politiche di crescita, integrazione, accoglienza, che vadano oltre i nostri orizzonti limitati. Lavorare per le relazioni tra i popoli è fondamentale ai fini di una buona convivenza e della pace».


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