“Se saremo uniti” Lettera aperta in occasione del 76esimo anniversario dei “Ventitré giorni della città di Alba”. 10 ottobre – 2 novembre 1944.

La dicitura corretta è “Zona libera di Alba”, ma è conosciuta come “Libera Repubblica” e più ancora per la sua durata temporale: “I Ventitré giorni della città di Alba”, resi noti dall’omonima opera fenogliana. Un periodo breve ma carico di significato storico e più ancora morale.
Alba viene liberata dai partigiani il 10 ottobre del 1944 e poi ripresa dai fascisti il 2 di novembre.
Un breve respiro di libertà che fece capire alla popolazione che la liberazione dal nazi-fascismo era possibile, ma ad una condizione.
L’esperienza partigiana, delle brigate, dei giovani che erano saliti sulle colline a combattere doveva diventare l’esperienza di un popolo. Non sempre i partigiani erano stati “capiti” dalla gente. Adesso però la gente aveva capito. Bisognava unirsi, stringersi a loro e agli alleati per liberarsi dall’oppressore. La libertà era a portata di mano ma esigeva uno sforzo corale ed unitario.
Questa riflessione non può non portarci ai giorni nostri, alla dura esperienza che stiamo vivendo.
Il mondo è messo in ginocchio da un virus che semina malattia e morte e che sta minando la tenuta economica e sociale delle comunità nazionali. Un virus che limita le nostre libertà.
Il rischio, come 80 anni fa, è quello della frammentazione, della disgregazione di fronte alle difficoltà. Ma come allora la ricetta per uscirne è quella dell’unità: politica, economica, sociale e morale.
Unità fondata sulla solidarietà tra le persone, le generazioni, le diverse categorie sociali.
Come ci ha ricordato Papa Francesco nei mesi scorsi “Siamo tutti sulla stessa barca” e quindi occorre remare insieme, dalla stessa parte, per vincere la tempesta.
La prova che abbiamo davanti è indubbiamente dura, ma l’esperienza dei “ventitré giorni” è lì a dirci che possiamo farcela, che l’inverno sarà rigido, ma all’orizzonte è il 25 aprile della definitiva liberazione.
Se saremo uniti, naturalmente.
Maurizio Marello, Consigliere Regionale del Piemonte.
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