UMANITA’ DIMENTICATA: Congo, il grande esodo dei profughi, sfollati in 60 mila per evitare la strage.
GOMA – Sessantamila sfollati del nord del Kivu verranno trasferiti nella prossime ore in un nuovo campo profughi. E’ l’ultima emergenza operativa che l’Unhcr, l’organizzazione per i rifugiati delle Nazioni unite, si trova ad affrontare in queste ore di intesa attività diplomatica e militare per contenere la guerra nell’est del Congo.
Un fiume umano, moltissimi a piedi, altri in bicicletta, carrretti, moto, monopattini, e solo i più anziani a bordo di camion, lascerà la grande pianura dove sorge il campo di Kibati, 20 chilometri a nord di Goma, e si sposterà verso un nuovo accampamento, quello di Muguna, 15 chilometri più a ovest. E’ un esodo imponente. Dopo aver tentato inutilmente di allungare la cosiddetta “terra di nessuno” che divide il fronte dei ribelli dai soldati dell’esercito congolese, la Moduc si è rassegnata e ha suggerito alle Nazioni unite di trasferire questo enorme campo di rifugiati per motivi di sicurezza.
La tensione a Goma resta alta, anche se per il quarto giorno consecutivo non ci sono stati scontri tra le forze in campo e non si segnalano sparatorie. La tregua, fragile, regge. Ma esiste il rischio di iniziative unilaterali. Provocherebbero nuove fughe, ondate di panico. Verrebbero travolte decine di migliaia di uomini, donne, vecchi, bambini accampati alla meglio su una radura larga un paio di chilometri. Goma, comunque, non sarà presa dai ribelli del Cnlp. E’ stato il generale Laurent Nkunda a stabilirlo dopo accese discussioni con il suo Stato maggiore.
Secondo fonti militari, che abbiamo raccolto stamane in città, nei giorni scorsi ci sarebbe stato un confronto piuttosto acceso tra il leader dei ribelli congolesi e il suo braccio destro, Bosco Ntaganda, capo di Stato maggiore di questo esercito che può contare su seimila soldati perfettamente armati. Già dirigente del Fpr, il Fronte patriottico ruandese ai tempi della prima guerra che travolse e costrinse alla fuga il feroce dittatore dell’allora Zaire Mobutu Sese Seko, poi confluito nelle fila dell’Unione dei ribelli congolesi, infine passato con il Cnlp, il colonnello Bosco Ntaganda, 35 anni, noto come “Terminator”, colpito da un ordine del Tribunale penale internazionale per aver arruolato ragazzini di 15 anni tra le fila della guerriglia, sabato scorso aveva dato ordine ai suoi uomini di attaccare Goma.
Ma il generale Laurent Nkunda lo ha fermato. I rischi di una strage erano altissimi. Non tanto per gli scontri con la Moduc, autorizzata ad aprire il fuoco e a difendere la città ad ogni costo. Ma per le reazioni incontrollate dei soldati congolesi. Più volte, in altri distretti e villaggi dove hanno dovuto ripiegare, gli uomini delle Fardc si sono abbandonati a saccheggi e razzie, provocando nuove fughe della popolazione verso i campi rifugiati quasi al collasso. Terminator ha minacciato di dimettersi.
Ma l’autorevolezza e la notorietà internazionale ottenute da Nkunda lo hanno fatto desistere e la conquista della città è stata sventata. Il capo dei ribelli ha mosso le sue truppe più a nord, verso la città di Kanyabayonga, 175 chilometri da Goma. Si tratta di un centro strategico nella mappa del Nord-Kivu. Qui confluiscono tutte le strade che si diramano poi verso l’Uganda. Prendere Kanyabayonga significa tagliare fuori i rifornimenti di armi, munizioni e uomini che possono arrivare da ovest e soprattutto chiudere il cerchio di un territorio che il Cnlp, di fatto, si è conquistato.
Il generale Nkunda già guarda al futuro. Parla di “amministrazione parallela” instaurata nelle sue terre, ha nominato cinque ministri, ha invitato la popolazione a rientrare nelle case abbandonate sotto la furia dei combattimenti. Cosa che migliaia di persone stanno facendo, con lunghe file di profughi che da sud si dirigono verso la città di Rotshuru e il villaggio di Witwanja. Più che a Goma, i ribelli congolesi ora puntano a Kanyabayonga.
La Moduc, con seimila uomini sparpagliati sul terreno, afferma di aver rafforzato le sue posizioni nella cittadina e sembra decisa a resistere. Dopo l’ingresso ufficiale nel conflitto dell’Angola, che ha spedito alcune brigate di soldati, si ha notizia di militari ruandesi che avrebbero varcato il confine con il Congo e si sarebbero infiltrati nel nord del Kivu. Ma si tratta di voci. Nulla di più. Voci inquietanti. Kigali, naturalmente, nega. Continua a sostenere che il conflitto della regione confinante è un problema interno al Congo. In queste ore è impegnata in un’offensiva politico-diplomatica con la Germania: dopo l’arresto del capo del protocollo del presidente ruandese, Rose Kabuje, ha espulso l’ambasciatore di Berlino a Kigali e ha richiamato il suo in patria. Kabuje potrebbe essere presto estradata in Francia che ha emesso nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale per concorso nel genocidio del 1994. Una mossa che accenderà nuovi focolai di tensione, mentre Kigali è invasa da cortei che protestano sotto la sede diplomatica tedesca.
da La Repubblica – 14.11.08
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