“Ora basta! Ci teniamo le tasse”

(dall’intervista pubblicata su Gazzetta d’Alba in edicola a cura di Enrico Fonte)

QUI ALBA La campagna elettorale, anche questa volta, sembra essersi trasformata in una gara a chi fa la promessa più allettante. Si tratta di una prassi consolidata della politica italiana, che, però, almeno a livello locale, potrebbe avere le ore contate. I Comuni di Alba e Bra hanno deciso un vero e proprio ultimatum ai candidati piemontesi al Parlamento, perché le promesse vengano rispettate. Lo si apprende dall’intervista che abbiamo realizzato con il sindaco del capoluogo delle Langhe Maurizio Marello.

Come state vivendo la campagna elettorale?

«Ci sentiamo umiliati. In tre anni abbiamo subìto un taglio del 70 per cento dei trasferimenti, siamo stati costretti a fare gli esattori per conto dello Stato e a garantire servizi la cui competenza sarebbe di altri. Ai nostri cittadini è stato chiesto un grosso sforzo. Di fronte a una situazione del genere molti candidati hanno comunque preferito portare avanti una campagna elettorale caratterizzata da proposte choc… a effetto e ciò non è accettabile. Lanceremo un appello scritto ai candidati alla Camera e al Senato, perché vogliamo farci interpreti della stanchezza e, talvolta, della rabbia della popolazione e chiedere che vengano affrontati in maniera concreta i problemi che interessano il territorio».

Tra questi problemi c’è il Patto di stabilità, che, negando al Comune la possibilità di spendere i propri soldi, tiene in scacco diversi settori, tra cui quello edile. Se il Governo non dovesse cambiare qualcosa potreste decidere di eluderlo?

«È giusto che anche i Comuni contribuiscano a contenere il debito pubblico ma, quando i conti sono a posto, è assurdo che venga negata la possibilità di spendere risorse a disposizione. Finora abbiamo rispettato la legge, ma non vorremmo che lo Stato ci portasse all’esasperazione e a cambiare il nostro comportamento».

Esasperazione che i cittadini potrebbero presto raggiungere pagando le tasse, sempre più pesanti. La Tares prevede un aumento “statale” di 30 centesimi di euro per ogni metro quadrato dell’immobile tassato. Non le pare troppo?

«Si tratta di un’imposta ingiusta, in quanto prevede che i cittadini paghino allo Stato una maggiorazione per un servizio che viene gestito e garantito dagli enti locali. Questo balzello, di cui chiediamo l’abolizione immediata, creerà non poche difficoltà a famiglie e imprese».

La disobbedienza civile può essere una soluzione per costringere lo Stato a fare un passo indietro?

«Invitare i cittadini a non pagare la tassa sui rifiuti sarebbe controproducente, in quanto il Comune, senza la parte che gli spetta del gettito garantito dalla Tares, non sarebbe in grado di raccogliere e smaltire l’immondizia. L’Amministrazione, insieme ai paesi limitrofi, potrebbe però decidere di non trasferire a Roma la somma di denaro equivalente al gettito prodotto dall’aumento di 30 centesimi imposto dallo Stato».

Servirà l’occupazione o, comunque, una protesta forte per riaprire il cantiere dell’autostrada Asti-Cuneo?

«Dopo gli accordi siglati a Roma praticamente un anno fa, ci aspettiamo che le ruspe entrino in azione, cosa che peraltro sarebbe dovuta accadere in autunno. Se ciò non si verificherà dovremo necessariamente attuare, con il coinvolgimento della popolazione, forme di protesta radicali».

Per il tribunale, invece, vi siete rassegnati? «No, anche se al momento non possiamo fare altro che sperare che la Corte costituzionale dichiari illegittima la riforma. Il nuovo Governo che nascerà, se vorrà essere credibile, dovrà sospendere l’efficacia della riforma, che non migliora la giustizia nazionale e il bilancio pubblico ma penalizza soltanto i territori.

su http://www.gazzettadalba.it/2013/02/ora-basta-ci-teniamo-le-tasse/ segue anche l’intervista al Sindaco di Bra Bruna Sibille

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