OBAMA: avanti tutta!

ESTERI – ELEZIONI USA 2008

I repubblicani lo accusano di aver sbagliato campagna e di rischiare
una sconfitta tanto pesante da avere conseguenze per il partito

McCain: “Posso ancora farcela”
Ma contro di lui è già processo

Veleni anche all’interno del ticket con Sarah Palin
Lo staff del candidato presidente contro la vice: “Fa la diva”

 

"Posso ancora farcela"<br>Ma contro di lui è già processo</B>John McCain

WASHINGTON – John McCain non demorde e fa sapere di avere sondaggi che gli danno ancora possibilità di vittoria, ma molti (vedi Kissinger) abbandonano la nave repubblicana in difficoltà. E dall’interno del suo campo filtrano voci di un dissenso ormai insanabile tra il candidato presidente e Sarah Palin, la donna che, in un primo tempo era parsa la svolta positiva della sua campagna ma, col tempo, ne è diventata una specie di palla al piede.

“E’ una corsa molto serrata e credo che la vincerò”, ha ripetuto McCain, secondo il quale la propria campagna sta “andando bene” e negli Stati-chiave mostra segni che rendono il candidato repubblicano “molto competitivo”. E ha indicato alcuni poll (come quello di Zogby) che danno il suo distacco da Obama ridotto a 5 punti.

Ma in campo repubblicano siamo già alla resa dei conti. E mentre McCain si difende, Sarah Palin si sgancia: c’è chi l’accusa di comportarsi da ‘diva’ e di aver compromesso la sfida, ma lei non ci sta a fare da capro espiatorio. In particolare, Palin non è contenta dei suggerimenti degli strateghi del senatore dell’Arizona, e accusa due di loro, Steve Schmidt e Nicole Wallace, di cercare di addossare su di lei i loro fallimenti in questa campagna elettorale. Dal canto loro fonti vicini al candidato repubblicano hanno accusato Palin: “E’ una diva, non accetta consiglia da nessuno, non ha relazioni di fiducia con nessuno di noi, nè con la sua famiglia, nè con chiunque altro”. E c’è chi parla di “divorzio” anche se è praticamente impossibile la spaccatura del “ticket” a una settimana dal voto. Tanto varrebbe non andare neppure alle urne.

E a leggere il capo di imputazione a McCain, vestendo i panni di pubblico ministero sulle pagine domenicali del Washington Post, è stato David Frum, ex autore dei discorsi di George W. Bush ed esponente di una nuova destra che cerca di prendere il controllo del partito. “Ci sono molti modi – ha scritto Frum – di perdere una elezione presidenziale. John McCain sta perdendo in un modo che minaccia di far affondare l’intero partito repubblicano insieme a lui”.

Frum ha amplificato un grido d’allarme che gira da giorni tra i repubblicani: i democratici, trascinati da Barack Obama, potrebbero conquistare non solo la Casa Bianca, ma una maggioranza di 60 senatori in Congresso e una marea di deputati che li renderebbe a prova di ostruzionismo da parte dei repubblicani. “In questi ultimi giorni, il nostro obiettivo dovrebbe essere: prima i senatori”, è la proposta di Frum, che in pratica ha chiesto al partito repubblicano di tagliare i fondi a McCain, dato ormai per sconfitto, e di concentrarsi sulla difesa dei seggi del Congresso a rischio.

Le accuse a McCain piovono da ogni parte in questi giorni. David Brooks, voce conservatrice del New York Times, ha accusato il candidato repubblicano di aver “perso il centro”, spostandosi troppo a destra con la Palin e lasciando così gli elettori moderati nelle mani di Obama. “McCain non è riuscito – afferma Brooks – a liberarsi della camicia di forza di un partito in crisi e di un conservatorismo che è indietro con i tempi. Ed è questo che rende le settimane finali di questa campagna così indescrivibilmente tristi”.

Il New York Times ha dedicato l’inserto domenicale a un ritratto di McCain che ne mette in evidenza l’incapacità a mandare un messaggio chiaro durante la campagna: il candidato repubblicano, è la tesi, non è riuscito a spiegare al Paese dove vorrebbe condurlo.

Ma il diretto interessato ha reagito attaccando, come suo solito. Parlando a ‘Meet the Press’, la tribuna della domenica mattina della Nbc, McCain in primo luogo ha ribadito di essere convinto di vincere, poi ha puntato l’indice su George W. Bush e i suoi otto anni di governo. “Io non sono Bush”, ha detto, lasciando capire che se i repubblicani sono in crisi, la colpa non è tanto del candidato che hanno avuto negli ultimi mesi, ma del presidente che hanno avuto negli ultimi otto anni.

Nel clima di ‘tutti contro tutti’ che emerge tra i repubblicani e che esploderà se il 4 novembre arriverà per loro una disfatta, si inserisce ora il caso Palin. I sostenitori della governatrice dell’Alaska, che la vedono come una speranza per il futuro del partito, hanno lanciato l’attacco contro quei repubblicani che già la indicano come capro espiatorio e l’accusano di “atteggiamenti da diva”.

Lo staff di McCain, come accade spesso nelle campagne elettorali americane in cui tira aria di sconfitta, si sta spaccando in due fazioni. La Palin, sostengono voci interne raccolte da The Politico, “ha perso fiducia in gran parte degli strateghi di McCain” ed è decisa a sganciarsi dal loro controllo e ad agire seguendo il proprio istinto, per salvare il proprio futuro politico se i repubblicani perdessero.
 

(26 ottobre 2008)

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