Intervento del Sindaco Maurizio Marello all’inaugurazione della Fiera del Tartufo
Venerdì 9 ottobre alle 17.30 nei locali del Teatro Sociale si è tenuta la cerimonia inaugurale della 79ª edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, alla presenza del Sindaco della città, Maurizio Marello, del Ministro delle Risorse Agricole, Luca Zaia, del Presidente della Regione Piemonte, Mecedes Bresso e del Presidente della Provincia, Gianna Gancia.
Quello che segue è l’intervento del Sindaco Maurizio Marello:
“Signor Ministro, signora Presidente della Regione Piemonte, signora Presidente della Provincia di Cuneo, colleghi sindaci, autorità tutte,
anzitutto un caloroso ringraziamento e saluto da parte della Città di Alba per aver voluto condividere con noi questo momento di festa. Tradizione ormai consolidata, la Fiera internazionale del Tartufo bianco di Alba cerca di presentarsi ogni anno in veste rinnovata per sollecitare un continuo interesse. Con la Fiera, la città e un intero territorio, quello di Langhe e Roero, si mettono in vetrina e cercano di mostrare quanto hanno di meglio: dal tartufo ai grandi vini, dal paesaggio alle eccellenze gastronomiche, a quelle culturali-storico artistiche. Una città ed un territorio vivo, dinamico, caratterizzato da una diversificazione economica (la grande industria, quella medio-piccola, il commercio, l’artigianato, l’agricoltura, il terziario ed il turismo). Gente, la nostra, da sempre laboriosa, che fa del lavoro e della discrezione i tratti più significativi della propria dignità e del proprio modo di essere.
Ma con la Fiera – ed questa è una caratteristica che intendiamo tenere cara – gli albesi non fanno festa solo per se stessi, vogliono farla insieme alle moltitudini crescenti che qui accorrono richiamate da un fascino che ha molte facce. La città in questo mese di ottobre si celebra, ma non chiudendosi in se stessa bensì aprendosi il più possibile ai tanti amici che ormai annoveriamo in Piemonte, in Italia ed in altre parti del mondo.
Questo momento di inaugurazione della Fiera è anche, tradizionalmente, l’occasione per presentare ai nostri ospiti ed alle autorità che ci onorano con la loro presenza i nostri problemi. Permettetemi che sia così anche quest’anno.
– I –
La prima, annosissima, questione che voglio porre alla vostra attenzione è quella dei collegamenti viari della città. Ci sarebbe molto da piangere anche su quelli ferroviari, ma al momento – pur senza dimenticare questa delicata problematica – mi soffermo su quelli stradali.
Il completamento dell’autostrada Asti – Cuneo, specialmente nel tratto che scavalca la nostra città, necessita di un monitoraggio continuo e di pressanti sollecitazioni a bruciare i tempi. Oggi, il sommarsi della frammentarietà dei tratti finora realizzati e dell’elevato costo esigito per la loro percorrenza sta rischiando di non assorbire il traffico che su quelle tratte dovrebbe riversarsi. In tal modo il transito incessante di vetture e, soprattutto, di camion continua a soffocare gli abitati posti lungo la vecchia statale 231, lasciando sulle spalle di chi li popola la croce di un costante pericolo di incidenti e di un inquinamento pesante. Non vorrei che l’attesa ormai trentennale per quest’opera di vitale importanza cedesse il passo ad uno strisciante senso di frustrazione. Per questo mi permetto di chiedere a tutte le autorità competenti di premere affinché si possa procedere presto e bene, concludendo entro i tempi previsti la procedura di valutazione d’impatto ambientale e realizzando rapidamente la bretella di accesso ad Alba in località Mogliasso, con l’obiettivo di promuovere il benessere di tutti salvaguardando quel bene prezioso che è rappresentato dal nostro territorio.
Cresce anche la domanda di dare finalmente una risposta al problema dell’attraversamento di Alba dalle Langhe verso Torino ed il sistema autostradale. Si tratta di una questione che condiziona pesantemente il futuro della nostra città. Credo che occorra, anche in questo caso, pensare in grande e non accontentarsi di soluzioni rabberciate. Il rischio è di disperdere risorse preziose in progetti di visione ristretta, incapaci di risolvere davvero il nodo che ci strangola e a rischio di ingorgare ulteriormente il centro della città, già troppo congestionato. Lo stesso terzo ponte sul fiume Tanaro per il quale è in corso la procedura di assegnazione della fase progettuale, va visto in quest’ottica di ampio respiro.
Intorno a questi temi, ribadisco a tutte le autorità la proposta di dar vita ad un tavolo permanente di consultazione e di co-decisione sui problemi della grande viabilità di Alba e del territorio. Sarebbe un modo efficace di tenere costantemente sotto controllo la situazione, di coordinare i progetti e gli interventi e di studiare le modalità di reperimento delle ingenti risorse necessarie.
Non posso non sottolineare, infine, la questione concernente la creazione del sistema viario di adduzione al nuovo ospedale di Alba – Bra, raro esempio di lungimirante razionalizzazione, la cui costruzione sta procedendo con regolarità ed a ritmi celeri. Qualche anno fa, c’era chi sussurrava che si rischiava di avere l’ospedale ma non la strada per arrivarci. Ora sembra poterci essere un concreto rischio di quel genere. Invito in modo accorato la Regione e la Provincia a tener fede, senza indugi, ai loro impegni, rendendo disponibili i finanziamenti occorrenti. È per noi una priorità assoluta. Se non venisse accolta come tale e prontamente risolta, vedo forte il pericolo di una drammatica perdita di credibilità di fronte ai cittadini di un vasto territorio.
– II –
Come secondo spunto di riflessione, non posso trascurare quello che in questi giorni ha visto una pressoché unanime, forte presa di posizione da parte dei consigli comunali del Piemonte.
Parlo degli ormai intollerabili vincoli posti alle nostre amministrazioni, ed in particolare a quelle che – come Alba – hanno sempre agito in modo oculato e parsimonioso, dalle regole del Patto di stabilità interno.
Oggi, queste regole non rappresentano solo un impaccio ad utilizzare risorse di cui pure i Comuni dispongono, e che devono restare immobilizzate sui conti di Tesoreria. Rappresentano un effettivo fattore di aggravamento della congiuntura certo non favorevole attraversata dal sistema delle nostre imprese. Queste ultime hanno compiuto lavori o forniture regolarmente deliberate con impegni rientranti nelle disponibilità di bilancio degli enti locali. Ma spesso non possono veder saldate le proprie competenze non perché il Comune non abbia in cassa i soldi per farlo, ma perché il Patto di stabilità lo impedisce. Qualunque cittadino di buon senso, a raccontargli queste cose, strabuzza gli occhi dall’incredulità. Ci domandiamo: perché il Governo ed il Parlamento non riconoscono questa realtà e non intervengono per eliminare queste storture?
E perché si continuano a cambiare di anno in anno le regole del Patto di stabilità, invece di dare a tutti i comuni una serie di obiettivi da raggiungere nel medio termine? Con la situazione attuale, gli enti locali “virtuosi” sono ancora una volta penalizzati, dovendo ogni anno contribuire a coprire i buchi lasciati da chi “virtuoso” non è, e che poi magari viene anche premiato.
La invito, signor Ministro, a farsi portatore di queste istanze, che oltre a consentire una salutare boccata di ossigeno per gli enti locali sarebbero di stimolo potente, in questa fase, al sistema economico, soprattutto delle piccole e medie imprese industriali ed artigianali.
Del resto, tutto questo aggrovigliarsi di pastoie intorno alla libera attività degli enti locali mi pare in patente contraddizione con le promesse, tradotte anche in un primo testo legislativo, di “federalismo fiscale”. A fronte di un futuro sovente descritto come radioso, abbiamo assistito al progressivo disseccamento delle fonti proprie della finanza locale, alla reviviscenza del meccanismo della finanza derivata, all’infittirsi di norme finanziarie vincolanti per gli enti locali. Siamo, come dice, il nuovo presidente dell’Anci, l’unico paese in Europa in cui i comuni non hanno alcuna forma di autonomia fiscale. Anziché i prodromi del “federalismo”, ci pare invece di vivere il ritorno prepotente del centralismo.
Capirà, signor Ministro, quanto questa situazione angusti gli amministratori locali, qualunque sia la loro appartenenza politica. Quanto preoccupi i tanti Sindaci del territorio, spesso di piccoli comuni, che ogni giorno fanno i salti mortali per far quadrare i bilanci garantendo i servizi essenziali alla loro cittadinanza. Li ringrazio perché sono loro insieme alle comunità locali a tenere in piedi questa nostra Italia, in un momento non certo facile.
– III –
Ed ora, mi permetta ancora di presentarle alcune questioni più direttamente connesse alla sua specifica competenza ministeriale, e cioè all’agricoltura.
Questo comparto rappresenta una componente forte del nostro sistema economico locale, risultando un elemento essenziale del fortunato equilibrio multisettoriale in cui esso è potuto prosperare. In più, l’agricoltura, con le sue produzioni di altissima qualità e di grande fascino, è sicuramente una delle voci che più fanno scintillare l’attrattività turistica della zona di Alba, delle Langhe e del Roero.
Noi approviamo con calore le sue iniziative a favore della tipicità dei nostri prodotti, per la promozione di quella “filiera corta” che potrebbe costituire uno spazio di grande rilancio per la nostra agricoltura. Per quanto ci compete, abbiamo celermente provveduto a creare le condizioni adatte per lo sviluppo dell’iniziativa, dando vita nelle settimane scorse, con l’aiuto della Regione Piemonte, all’esperimento di un “mercato della terra”.
Il mondo agricolo vive, ormai da tempo una situazione di sofferenza. I nostri contadini e le nostre aziende vedono di anno in anno aumentare i costi e diminuire i prezzi dei loro prodotti.
Per una delle nostre produzioni più importanti, inoltre, quella vinicola, si assiste – specie per i vini di fama minore, ma non solo per loro – ad un momento di sovrapproduzione legata da una parte alle difficoltà del mercato e dall’altra, probabilmente, alla diminuzione del consumo nei locali pubblici. Qui, forse, campagne di sensibilizzazione dall’intento pur lodevole non hanno fatto e non fanno distinzione tra un consumo consapevole di vino e quello dei superalcolici e di altre bevande alcoliche. Di questo si sono giustamente lagnati i nostri produttori. Credo che, senza affatto contraddire l’obiettivo di ridurre gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcol, possa essere più efficace un intervento come l’iniziativa “Bevi con consapevolezza” lanciata, assieme ad altri enti, dal nostro Comune proprio in occasione di questa Fiera.
Superata la grandi crisi di metà degli anni Ottanta, infatti, le nostre produzioni vinicole si caratterizzano per la loro qualità: sottolineare che il vino per noi è tradizione, è cultura, è piacere (quello giusto) e non è sballo, mi pare un dovere di tutti.
Uno dei meriti dei nostri agricoltori, signor Ministro, è stato storicamente quello di aver letteralmente “inventato” i nostri grandi vini, reagendo alle terribili sciagure dell’ottocentesca fillossera. Di aver ricostruito quasi da zero le vigne, di aver affinato via via i metodi di lavorazione in cantina, di aver lentamente iniziato a diffondere in Italia e poi nel mondo l’apprezzamento dei prodotti. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessero avuto al fianco una istituzione formativa da loro stessi fortemente voluta, la Scuola Enologica, che ne guidava le azioni e con le sue ricerche preparava il futuro. Oggi questa scuola prestigiosa, nell’ambito della riforma della scuola secondaria superiore, rischia di vedere ridimensionate quelle peculiarità che le sono proprie, che la caratterizzano e che conferiscono ai suoi diplomati un titolo professionale fortemente apprezzato. Le saremmo molto grati se potesse, d’intesa con la sua collega della Pubblica Istruzione, elaborare una soluzione che permettesse alla nostra Scuola Enologica di non perdere il suo ruolo e la sua caratterizzazione, peraltro condivisa con altre scuole di altrettanto prestigio come quella, da lei ben conosciuta, di Conegliano Veneto.
In ultimo, signor Ministro, vorrei significarle che la nostra agricoltura, anche per le sue produzioni di maggior reddito e prestigio, si basa ormai largamente sul lavoro degli stranieri che sono venuti da noi in cerca di quella sicurezza di vita che nei loro paesi è ancora difficile raggiungere. Nel complesso della zona albese, essi costituiscono ormai quasi il 10% della popolazione. È sulla loro fatica che ormai grava la maggior parte delle lavorazioni. Ne è un esempio la conduzione di quelle vigne che noi riteniamo producano i migliori vini al mondo. Abbiamo bisogno che questo flusso di manodopera , che così tanto contribuisce a formare la nostra ricchezza, sia favorito anziché essere ostacolato da normative che disciplinano l’immigrazione regolare complicate e sostanzialmente inapplicabili; che si provveda ad incentivare la formazione professionale agricola di questa persone; che, per coloro che lo desiderano, sia resa più agevole la loro completa integrazione nelle nostre comunità.
Signore e signori,
la Fiera del Tartufo, che giunge quest’anno alla sua 79° edizione, prendeva il via nel 1929, proprio quando la grande crisi, partita dagli Stati Uniti, stava per aggredire l’Europa. Gli ideatori di questa manifestazione, che agivano in una città ed in un contesto territoriale allora fortemente depressi, volevano dare uno squillo di riscossa e sceglievano di farlo a partire dalle eccellenze che potevamo vantare, soprattutto dal tartufo.
Da allora, restando sempre il tartufo bianco il grande protagonista, le eccellenze albesi si sono moltiplicate, non solo in campo agricolo ma anche in quello industriale e turistico. La Fiera vuole continuare ad esserne l’espressione. E a segnare la nostra volontà, in una nuova fase di pesante crisi dell’economia mondiale, di non lasciarci sommergere.
Signor Ministro, siamo gente coraggiosa che ha sempre saputo rimboccarsi le maniche e che non ha paura dei momenti difficili. Ricordo che tra poco meno di un mese faremo memoria, a quindici anni di distanza, della grande alluvione del 1994, con le devastazioni e soprattutto con le tante vittime. Neanche allora abbiamo avuto paura, ma in poche settimane le nostre fabbriche erano tornate a produrre e, senza fare troppo rumore, la nostra gente ed i tanti volontari provenienti da tutta Italia avevano risistemato le case. Da allora le nostre associazioni, specie di protezione civile, sono intervenute nelle numerose emergenze (da ultimo l’Abruzzo) con la consapevolezza che non riusciremo mai a restituire tutta la solidarietà umana allora ricevuta.
Siamo però anche un territorio che nei decenni ha dato al Paese ben più di quanto abbia in concreto ricevuto.
Ciò nonostante abbiamo fiducia nel futuro, consci delle difficoltà ma consapevoli delle nostre potenzialità, auspicando una rinnovata e maggiore attenzione da parte delle Istituzioni tutte nei confronti dei nostri problemi e delle nostre comunità civili.”
Andiamo avanti uomini e donne di ogni generazione “liberi e forti”, cittadini di una città decorata con la medaglia d’oro al Valor Militare per la Resistenza”.
Caro Sindaco,
condivido la gioia dei tanti suoi sostenitori per la decisione del TAR a lei favorevole : penso che ora lavorerete con animo più sereno per gli obiettivi che vi siete preposti e che noi abbiamo entusiasticamente approvato.Anche noi semplici cittadini siamo quotidianamente impegnati a divulgare le vostre iniziative , a difenderle e ad operare in consonanza con voi .Buon lavoro dunque e auguri.
Mi felicito vivamente con lei ,signor Sindaco, per il bel discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione della fiera ,privo di retorica ma denso di concetti e di proposte, espressi in splendida forma; il richiamo alla Resistenza presente sempre nelle sue orazioni è per molti di noi di grande conforto e commozione .Pen so che lei e la sua giunta siate consapevoli delle attese che avete suscitato ma anche del calore che vi circonda e sappiate che potrete contare sul nostro aiuto, quando occorresse. Cordialmente checca Pasquero