Il rilancio di Marello: una provincia per Alba

(dall’intervista di Beppe Malò pubblicata su Il Corriere del 7/2)

Una dimensione provinciale per la nostra città? Il sindaco Marello e l’assessore all’Agricoltura Massino Scavino, ma non solo loro, stanno valutando la possibilità di ridare voce e consistenza al progetto di una provincia albese.  Gli anni passano, ma le delusioni associate all’idea non impediscono che la proposta continui ad avere estimatori e proponenti.

«E’ vero che l’idea non è nuova – ammette Maurizio Marello -, ma valutiamo molto bene che i contesti cambiano e con essi le prospettive e le strategie. Oggi potremmo proseguire il progetto Unesco che indica già un territorio ampio e dotato di specificità economiche, produttive, culturali, di servizi locali di livello ampiamente provinciale. Il nostro ragionamento – prosegue Marello – è stato quello di pensare all’evoluzione di Alba se fossero andati in porto le pregresse aspirazioni provinciali e pensare ai vantaggi che si determinerebbero se la cosa si facesse oggi. E’ stato facile verificare che, allo stato attuale delle cose, la Provincia – lo stesso ente che solo pochi mesi fa si dava per morto – oggi è per noi un riferimento di primaria importanza: per la scuola, per la viabilità, per la sanità, per molti interventi di manutenzione o ripristino. Tutte situazioni dove siamo in difficoltà e che, invece, potremmo gestire in prima battuta».

I progetti del passato sono naufragati sulla giurisdizione del territorio.

«Un problema che oggi, in un contesto che comprenda Alba, Bra, Langhe, Roero e Monferrato, sarebbe del tutto superato. Alba produce il maggior Pil della Granda, credo che anche Asti non sarebbe disinteressata al progetto e così Carmagnola».

Quale sarebbe il tessuto connettivo di questa ipotesi?

«A nostro avviso – spiega Massimo Scavino – possiamo legittimamente pensare ad una provincia accumunata dalle eccellenze agro alimentari, dalla bellezza dell’ambiente, dalla dimensione turistica, dalla vocazione e capacità di fare impresa. Un territorio dove Alba sarebbe il riferimento centrale in quanto storicamente già al centro delle iniziative e delle attività produttive del comprensorio».

Quindi non vale più l’antico assunto per cui l’unica cosa che conta è “avere i servizi” di una provincia pur essendo meglio non esserlo?

«I servizi, da soli – riprende Marello – non fanno politica e non bastano ad essere presenti là dove si fanno le scelte. Come dicevamo prima, le cose sono cambiate. Oggi ci parlano di federalismo ma, in pratica, si moltiplica il centralismo statale per il numero delle Regioni. In queste condizioni, essere Provincia vorrebbe dire avere rapporti diretti con la Regione e quindi un dialogo più immediato quando di parla di formazione, salute, infrastrutture».

Ma questa è una provocazione o una proposta concreta?

«Ci rendiamo conto che potrà sembrare anche una provocazione – concludono Scavino e Marello -, ma è un’idea concreta. Siamo stati fermi ad aspettare riforme istituzionali mai avviate.Hanno fatto province incredibile da un punto di vista normativo e dei contenuti. Proporre a tutti i portatori d’interessi un ragionamento in questo senso non è affatto una provocazione. Sarebbe il primo passo su una strada più logica ed efficiente per dare risposte alle nostre priorità».

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2 risposte

  1. giors ha detto:

    Bravi! è così che si fa politica rilanciando e tenendo al centro dell’attenzione Alba!

  2. alessandro ha detto:

    Non per fare il guastafeste, ma non si parlava di abolire le province come possibile soluzioni ai costi della macchian dello stato? Che ne è stata di questa proposta?

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