Francesco Sobrero “uomo di grande cultura, persona esemplare per competenza e onestà”
Francesco Sobrero nacque a Rodello nel 1925. Laureatosi in Lettere, insegnò nelle scuole medie e poi nelle superiori.
Giovanissimo si avvicinò alla politica iscrivendosi alla Democrazia Cristiana. Eletto consigliere del comune di Rodello, ne fu vicesindaco dal 1951 al 1956.
Trasferitosi ad Alba, nel quartiere Moretta, divenne un punto di riferimento per la parrocchia e per il quartiere, che nel 1956 lo elesse consigliere comunale di Alba riconfermandogli l’incarico fino al 1980.
Assessore dal 1964 nelle giunte del sindaco Paganelli, quando questi fu eletto in Consiglio regionale venne designato nel luglio 1970 a ricoprire l’incarico di sindaco.
Nel 1972 venne eletto deputato con oltre 28.000 preferenze e restò in Parlamento fino al 1983.
Come uomo di scuola ottenne l’istituzione dell’Istituto professionale per il commercio (le “segretarie d’azienda”), di cui fu preside per diversi anni.
Impegnato anche nell’Azione Cattolica, ne fu presidente diocesano per oltre un quinquennio.
L’esperienza di Francesco Sobrero come sindaco fu breve ma efficace ed incisiva. Operò per l’attuazione della Legge 167 per la realizzazione di edifici di edilizia economico-popolare, iniziando dal complesso di corso Piave. Proseguì le pratiche per l’acquisizione dell’intero complesso della caserma Govone, per la costruzione di corso Europa e di un nuovo edificio per l’Istituto tecnico per ragionieri. Ipotizzando le linee di sviluppo della città aveva proposto la realizzazione di un nuovo ospedale nell’area di Piana Biglini. Seppe insomma guardare lontano.
Nella sua attività di parlamentare propose e sostenne la legge per il finanziamento dell’acquedotto delle Langhe e difese le caratteristiche tipiche della Scuola enologica.
Nel suo discorso di insediamento da sindaco chiese la collaborazione di tutti gli albesi indistintamente, motivando la richiesta con la considerazione che la città era di tutti, perché tutti contribuivano a crearla con il lavoro delle braccia e della mente, con pari merito, con uguali diritti e se una discriminazione si doveva fare era tra chi cercava il proprio esclusivo interesse, anche a danno degli altri, e chi invece, pur nella ricerca di beni individuali, teneva presente l’interesse della collettività.
Concluso il suo impegno politico si era dedicato alla poesia scrivendo versi in piemontese che aveva voluto pubblicare con il titolo “A tempo perso”.
Da sindaco ho avuto modo di ammirare il suo modo semplice, discreto, positivo di rapportarsi con me. Veniva ad offrire suggerimenti che derivavano dalla sua esperienza e li condiva con la sua immancabile arguzia.
Lo ricorderemo come un sindaco che ha dato un notevole contributo allo sviluppo della sua città, come uomo di grande ma mai esibita cultura, come persona esemplare per competenza ed onestà.
Maurizio Marello
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