Elezioni Regionali 2010 – commento di G.Maggi

Doveva essere un voto incerto fino all’ultimo. E così è stato, ripetendo, con finale rovesciato, il copione di 5 anni fa. Allora Mercedes Bresso vinse sul filo; oggi, sul filo ha dovuto soccombere a Roberto Cota.

Un successo, quello del leghista novarese, di entità davvero minuscola, ma dall’inequivocabile significato politico. Un successo largamente maturato in terra cuneese, dove ha accumulato un enorme vantaggio che alla sua avversaria non è stato più possibile erodere neanche col voto della roccaforte torinese.

La Lega diventa nella nostra provincia il primo partito, superando di slancio un Pdl visibilmente ansimante, scosso dal crollo della leadership tradizionale di Raffaele Costa e aggrappato soltanto all’eccellente performance personale di Alberto Cirio. In tale contesto, il voto di Alba in qualche misura si differenzia. Bresso era stata qui distanziata nel 2005 da Ghigo di quasi sette punti percentuali; ora il suo ritardo si è ridotto a due punti, meno di 350 voti. La coalizione di centrodestra, che solo un anno fa aveva raccolto il 51,6% dei voti di lista, scende ora al 47,6%. In città non ha quindi più quella maggioranza assoluta che tante volte ha sbandierato, ed è anzi incalzata da vicino dal centrosinistra che ha totalizzato il 45,5%. L’effetto politico della vittoria di Maurizio Marello fa ancora sentire i suoi effetti.

La sorpresa, e la chiave di volta del risultato, sta nell’inatteso successo della lista promossa da Beppe Grillo. La sua proposta demagogica e politicamente sterile ha risucchiato quasi tutti i suoi consensi dal terreno del centrosinistra. Un esempio emblematico di quando il supposto meglio è il peggior nemico del bene.

Però, il  campo della Bresso deve cercare anche in se stesso le ragioni della sconfitta. Soprattutto in una miope e dissennata gestione del processo di formazione delle candidature. Animati dall’illusoria certezza di aver già vinto, non si è andati alla ricerca di persone – e ce n’erano – che potessero rastrellare consensi nel campo opposto, ma si è soltanto lavorato per non creare fastidi a chi ambiva ad una riconferma. Con i bei risultati che ora si lamentano.

In conclusione, non può mancare un doveroso accenno al fenomeno più rilevante, cioè il vero e proprio crollo nella percentuale dei votanti. Fenomeno ben presente anche ad Alba, dove è rimasto a casa, rispetto alle elezioni di un anno fa, più di un elettore su dieci. Prima ancora di cercare a chi possa aver giovato, va detto che ogni calo di partecipazione è una ferita al tessuto democratico del paese. Su questo fatto ci sarà molto da lavorare, da parte di tutti. Per far capire che la politica è qualcosa che riguarda tutti da vicino.

Gianfranco Maggi

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