Don Luigi Ciotti ha ricevuto il “Premio Città di Alba – edizione 2010”
Don Luigi Ciotti ha ricevuto il “Premio Città di Alba – edizione 2010” lunedì 22 novembre presso il Teatro Sociale “Giorgio Busca”. Il riconoscimento perché “con la sua parola e la sua attività (in particolare con la Fondazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”) don Luigi Ciotti si è sempre distinto nel sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e nel promuovere legalità e giustizia. E’ così divenuto agli occhi degli italiani, specialmente dei più giovani, una figura emblematica del rispetto e della concreta attuazione di quei valori di legalità che trovano nella Costituzione il loro radicamento, senza i quali non possono reggere la nostra convivenza democratica e la nostra stessa unità nazionale”, legge il sindaco di Alba Maurizio Marello alla cerimonia del Premio insieme al vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (Crc) Giacomo Oddero ed al presidente del Comitato organizzatore, Gianfranco Maggi.
Don Luigi Ciotti ringrazia dicendo: “Il Premio non va a don Luigi Ciotti. Sarebbe il più grande disastro della mia vita. Sono cosciente dei miei limiti e auguro a tutti di esserlo. Quarantacinque anni del “Gruppo Abele” non sono opera di navigatori solitari”. Dopo la proiezione del filmato su don Ciotti, tratto dal documentario “La memoria ha un costo” di Roberto Burchielli e Mauro Parissone, il fondatore del “Gruppo Abele” e “Libera” ricorda anche il suo periodo d’infanzia ad Alba per pochi anni. “Mio padre aveva trovato casa in Via Asti. Ci trasferimmo qui dal Veneto per seguire lui che costruiva le fogne. Proprio in una di queste caddi e porto ancora la cicatrice”.
Poi risponde alle numerose domande degli studenti delle scuole albesi che hanno lavorato sui temi emblematicamente riassunti nella figura e nell’opera di don Ciotti. Alcuni hanno preparato una mostra visitabile all’ingresso del Teatro. Altri fanno domande sul palco. A chi gli chiede di mafia e ‘ndrangheta, don Ciotti risponde la mafia non è un problema solo siciliano, la ‘ndrangheta non è un problema solo calabrese. “La mafia è un problema che riguarda tutto il nostro Paese”. Il fondatore di “Libera” ricorda l’assassinio del procuratore capo della Repubblica Bruno Caccia a Torino a cura della ‘ndrangheta. Ricorda il commissariamento del Comune di Bardonecchia nel nord ovest d’Italia per infiltrazioni mafiose. In Piemonte beni di proprietà di personaggi di mafia. A Milano e provincia seicento cinquanta i beni confiscati ai boss della mafia.
Don Ciotti ricorda anche la riunione dei capi di ‘ndrangheta presso un circolo alla periferia di Milano per eleggere il coordinatore della ‘ndrangheta calabrese in Lombardia nel luglio 2010. “Sta crescendo la 5a mafia sempre più borghese, dei colletti bianchi che fa in un altro modo le stragi perché impoverisce il Paese. S’inserisce nei grandi appalti, fa da banca, impresta soldi attraverso pseudo società, coltiva i suoi affari attraverso il traffico di stupefacenti. La ‘ndrangheta gestisce una grande fetta di mercato di cocaina in Nord Europa. Quel mercato che in 50 anni ha avuto mai un meno e sempre un più”, dice don Ciotti. Il fondatore di “Libera” parla anche di corruzione definendola “il vero cancro del nostro Paese. Nella statistica mondiale l’Italia è scesa al 67° posto rispetto ai gradi di onestà e legalità. Siamo sotto persino al Ruanda e al Ghana. Secondo la Corte dei Conti ci costa 60 miliardi l’anno, 1.000 euro a persona. Siamo all’ultimo posto tra le democrazie occidentali”, dice don Ciotti. “Credo che uno dei grandi elementi è l’individualismo dilagante insofferente di regole e di responsabilità nel nostro Paese”, sostiene.
Parla poi di legalità e giustizia: “Il presupposto fondamentale della legalità è l’uguaglianza. Se tutte le persone non sono riconosciute nei loro diritti, nella loro dignità, la legalità può diventare uno strumento di esclusione, di discriminazione, di oppressione, di potere”, dice don Ciotti interrotto dal lungo applauso del pubblico. “E’ la giustizia il fine ultimo. Le leggi sono un mezzo per realizzare la giustizia”. E ancora: “La giustizia non venga confusa con la legalità. La legalità si fonda sulla giustizia sociale. Si fonda sull’articolo 3 della Costituzione che parla dell’uguaglianza”, dice il fondatore del “Gruppo Abele” apprezzando l’iniziativa dell’Amministrazione comunale albese relativa alla stampa e alla consegna di testi costituzionali finanziati dalla Fondazione Crc ai ragazzi diciottenni anche senza cittadinanza italiana, il 9 dicembre prossimo presso il Teatro Sociale per celebrare i 150 dell’Unita d’Italia.
(da Targatocn.it di Gisella Divino)
Ultimi commenti