Alba: una bella cerimonia per l’intitolazione della sala del Consiglio a Teodoro Bubbio
Ieri, mercoledì 22 aprile, nel Palazzo comunale di Alba, una bella cerimonia per l’intitolazione della sala del Consiglio a Teodoro Bubbio (1888 – 1965). A settant’anni dalla Liberazione, la storica sala riportata agli antichi splendori degli anni ’30 nella primavera 2014, con il contributo della Compagnia di San Paolo ottenuto attraverso il bando “Patrimonio Comune. Valorizzazione della sede municipale”, è stata dedicata al primo sindaco democraticamente eletto nella capitale delle Langhe dopo il 1945.
Per la cerimonia, al tavolo il Sindaco Maurizio Marello, il Presidente del Consiglio comunale Roberto Giachino e l’ex Sindaco Ettore Paganelli. In prima fila, i nipoti Teodoro con la moglie Maria Grazia Montaldo e Anna con il marito, l’ex Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, il Prefetto di Cuneo Giovanni Russo, il Questore Giovanni Pepe e gli ex sindaci di Alba Tomaso Zanoletti, Enzo Demaria e Giuseppe Rossetto.
La celebrazione è iniziata con la storia del Palazzo comunale e della sala a cura del Presidente Giachino.
Poi, Ettore Paganelli ha ripercorso la vita del personaggio storico ricordandolo come «un esempio».
«Di famiglia dignitosa, di lavoratori, di forti principi, Teodoro – ha ricordato Ettore Paganelli – il secondo di tre fratelli viventi, essendo portato agli studi, conseguita la licenza liceale nel giugno 1906, volle accedere all’Università, facoltà di giurisprudenza. Per frequentare l’Università si presentavano problemi economici. E Teodoro Bubbio li risolse studiando e lavorando specie nelle vacanze estive. Lavori temporanei e modesti pur di guadagnare per mantenersi agli studi. Conseguita la laurea nel 1910 con 110 e lode, sostenne e vinse il concorso per segretari comunali che, dopo sedi minori, nel 1914 lo portò ad essere segretario capo al Comune di Mondovì».
Secondo quanto ha ricordato Paganelli, la vita politica di Teodoro Bubbio inizia nel 1919 quando fu eletto parlamentare nelle fila del Partito Popolare. Nel 1920 entra nel Consiglio comunale di Alba. Nel novembre del 1922, in contrasto con le decisioni del suo partito, rifiutò di votare la fiducia al primo governo Mussolini. È il rappresentante della Democrazia Cristiana alla costituzione del C.L.N. albese e dopo la Liberazione viene nominato Sindaco di Alba. Carica suggellata con le elezioni del 24 marzo 1946. Nello stesso anno, il 2 giugno, sarà anche eletto deputato alla Costituente.
L’opera di Teodoro Bubbio Sindaco di Alba è stata ricordata dall’attuale primo cittadino.
«L’Italia era distrutta – ha detto il Sindaco Maurizio Marello – il ponte del Tanaro era stato abbattuto, il collegamento ferroviario è ripreso a singhiozzo nel gennaio del 1947. In città non c’erano le moderne fognature ed è stato proprio Bubbio ad approvare i primi lotti del centro storico nel 1946. Con lui è stato potenziato l’acquedotto. Si trova ad operare in un periodo dove manca tutto, anche i beni di prima necessità. Tuttavia, è la giunta Bubbio a concedere a Pietro Ferrero l’autorizzazione a costruire su un terreno agricolo in fregio in strada Toppino un padiglione a due piani ad uso industriale ed un’abitazione il 6 novembre 1946. Ma fu anche il Sindaco Bubbio ad affrontare la grande alluvione del 1948. Lavora alla formazione di una nuova classe dirigente con radicalità di principi, sobrietà e moderazione dei comportamenti. Con il Sindaco Bubbio nasce uno stile albese di buona amministrazione fondata sulla responsabilità del governo mai disgiunta dal confronto, fondata sui valori del cattolicesimo democratico aperti al contributo delle altre culture politiche, fondata sul primato del rigore morale, del bene comune e della persona umana. Se Alba è quello che è oggi, lo dobbiamo a chi ha capito che la crescita materiale non poteva essere disgiunta da quella etica e valoriale di ognuno».
Durante la cerimonia è intervenuto anche Teodoro Bubbio. L’omonimo nipote dell’ex sindaco ha ringraziato anche a nome della sorella Anna, «Giulio Parusso e Giovanni Cane, due amici nei cui confronti la nostra famiglia ha un grosso debito di riconoscenza perché si sono fatti carico di catalogare i documenti di mio nonno custodendoli nei locali del Centro Studi Fenoglio».
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