Alba: la ex sala “Beppe Fenoglio” è diventata sala “Vittorio Riolfo”
L’Amministrazione comunale di Alba guidata dal Sindaco Maurizio Marello ha intitolato la ex sala “Beppe Fenoglio” a Vittorio Riolfo (1925-1989), giornalista e studioso di storia locale.
La sala con cento posti utilizzata per incontri ed iniziative culturali e turistiche, ubicata nel complesso del “Monastero di Santa Maria Maddalena”, tra la Biblioteca civica “Giovanni Ferrero” ed il Museo Civico “Federico Eusebio”, da ora si chiamerà Sala “Vittorio Riolfo”.
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Vittorio Riolfo
Vittorio Riolfo nacque a Cortemilia il 3 agosto del 1925. Nel 1937, dopo la morte del padre, si trasferì ad Alba dove studiò al Ginnasio Liceo del Seminario. Nel 1943, lasciato il Ginnasio, conseguì la maturità magistrale. A 18 anni venne precettato e inviato in Francia a seguito della Quarta armata e, dopo l’8 settembre, fu fatto prigioniero in un campo di lavoro al porto di Marsiglia.
Trasferito dagli americani a Napoli, riuscì a fare ritorno ad Alba a piedi, o con mezzi di fortuna, con un gruppo di coetanei piemontesi.
Nel 1948 rinunciò a frequentare l’università e trovò impiego per breve tempo all’ufficio annona del Comune di Alba, poi nella cartolibreria che gestiva con il fratello Giovanni ed, infine, all’Istituto Bancario San Paolo.
Partecipò attivamente alla vita cittadina, insieme ad un gruppo di giovani cattolici riuniti intorno al filosofo Don Bussi. Di ogni cosa sapeva documentarsi, non usava mai il per sentito dire. Fu soprattutto nelle pubblicazioni della Famija Albèisa, di cui fu uno dei fondatori, che seppe dare il meglio della sua passione e documentazione storica, lasciandoci valide ed approfondite ricerche. Sul giornale dell’Associazione “Le nòstre tor” ed in altri settimanali degli ultimi anni del secolo, continuò a scrivere corsivi polemici con grande equilibrio, che si facevano leggere per la forma e il contenuto, sapendo cogliere di ogni fatto, anche più piccolo, la sostanza. Inflessibile ed indipendente, non entrò mai in politica; fu presente sempre nella vita di ogni giorno, pagando anche di persona il suo essere se stesso, il rigore del comportamento, la coerenza delle idee e delle azioni.
Arguto e spiritoso affabulatore, carico di un’innata ricerca della verità, polemicamente fine ed educato, ma profondo, adoperò diverse sigle ed ogni attento lettore, letto il titolo e la firma, sapeva individuare se si trattava di un resoconto, di una cronaca, di un corsivo polemico e corrosivo, di un pezzo impegnato.
Dal 1947 al 1952 scrisse per il Corriere Albese articoli firmati Vir, pubblicando con argute osservazioni e commenti sulla vita cittadina le “Lettere a San Teobaldo”. Dal 1953 al 1954 collaborò con La Gazzetta d’Alba.
Nel 1961-62 fu tra gli organizzatori del concorso gastronomico “Il piatto d’oro”, con gli intenti di riscoprire e valorizzare la cucina di Langa. Nel 1963 divenne vice presidente della Famija, con presidente Luciano Degiacomi. Vittorio Riolfo redasse la prima guida turistico-gastronomica di Alba e delle Langhe.
Nel 1967 collaborò alla nascita dell’ordine dei “Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba”. Nel 1975 fu tra i promotori del Restauro del San Domenico, scrisse e si batté per la rinascita del Museo Eusebio e perché avesse una sede adeguata. Trasferito per lavoro a Torino, rinunciò a risiedervi per non perdere il contatto con Alba e con le molteplici attività in cui era coinvolto. Quando nella primavera del 1984 nacque il settimanale il Tanaro, Vittorio non si tirò indietro anzi, nonostante i suoi impegni divenne l’amico che consigliava e stimolava per mantener vivo il giornale.
Dal 1984 all’89 collaborò al settimanale con articoli vari, ma soprattutto con i corsivi “Pane al pane” firmandosi Erre, raccolti a maggio del 1990 in un volume.
Scrisse per la rivista di studi “Alba Pompeia” e lasciò un ampio studio sulla Beata Margherita di Savoia.
Morì, dopo breve malattia, il 15 settembre 1989.
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