Il valore della “memoria”.

Veniamo da un anno di celebrativo dell’unità del nostro Paese che ci ha fatto ritrovare un sano orgoglio nazionale, risultato questo, assai positivo. Non dobbiamo però dimenticare che il popolo italiano vive in stretto ed ineliminabile rapporto con tutti gli altri popoli, ciascuno dei quali ha la sua uguale dignità pur nella diversità delle culture; una relazione che deve sempre essere di rispetto e di fraternità.

Non vogliamo che il patriottismo travalichi nel nazionalismo.

E’ già successo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso ed i risultati sono stati disastrosi: il tramonto della democrazia in tanti paesi europei, giustificato con il dovere di rendere forte la nazione per farla primeggiare sulle altre e l’ubriacatura coloniale, concimata dalla convinzione dell’indiscutibile superiorità dell’uomo bianco su altre genti che dovevano essere soggiogate per “civilizzarle” e magari anche per “cristianizzarle”.

La smisurata boria nazionalistica ed il pregiudizio ideologico condussero pure al dispregio delle minoranze ebraiche, degli zingari, degli omosessuali, delle donne, dei bambini, degli oppositori politici del nazismo, del fascismo e del comunismo, “colpevoli” di una differente origine etnica o di una differente fede religiosa o di differenti costumi e idee politiche. Milioni di questi fratelli vennero gasati e cremati, infoibati, perseguitati, fatti prigionieri, confinati.

I totalitarismi del ‘900 hanno cancellato l’uomo.

Oggi, nel fare memoria dell’Olocausto, riaffermiamo con vigore l’uguaglianza di tutti gli uomini.

maurizio marello

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