Maurizio Marello: «Si scrive Egea, si legge Iren. La fine dell’apologia del territorio».

La fine di una bella esperienza o l’inizio di una nuova? Questa è la domanda che mi pongo pensando alla vicenda dell’Egea, società della famiglia Carini partecipata da privati e da comuni che negli ultimi 30 anni l’ha fatta da padrone su teleriscaldamento, gas e luce in Langa e Roero e nel basso Piemonte.
Nelle recenti settimane molte notizie ci hanno segnalato che il gigante aveva i piedi d’argilla.
Prima un articolo sul quotidiano “La Verità” che metteva in luce le difficoltà delle società distributrici di Gas, tra cui Egea. Gli aumenti esponenziali della materia prima, le difficoltà sulle fideiussioni che costringono queste società a tagliare le forniture ai clienti morosi. Poi una lettera mandata ai dipendenti in cui si dice che il progetto industriale richiede l’ingresso di nuovi soci. Una lettera che non è firmata dall’Ing. Pierpaolo Carini, ma dal presidente del Consiglio di sorveglianza Giuseppe Rossetto. Infine le voci di oggi che corrono per le vie di Torino in cui si vocifera che il colosso Iren abbia preso il ramo di azienda di Egea commerciale (luce e gas), quello più redditizio, con la garanzia delle società che gestiscono i servizi ambientali (Stirano compresa).
Pensare che, la scorsa settimana, Egea esaltava l’arrivo del gas a frazione Como di Alba come vittoria di un territorio. Mi preoccupano molto queste notizie. Pensando agli aumenti di gas e luce. E pensando al fatto che molti dei nostri comuni, a partire da Alba, hanno consistenti partecipazioni in Egea. Credo che sia urgente una assemblea dei soci straordinaria. Il territorio deve sapere, deve conoscere. Del resto Egea si è sempre definita l’azienda del territorio.
Maurizio Marello, Consigliere Regionale del Piemonte
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