Marello sul Ddl “Allontanamento Zero”: «Confidiamo nella sensibilità del presidente Cirio affinchè la proposta di legge venga ritirata e che si avvii un dibattito aperto».

Prosegue in Consiglio Regionale, ma non solo, la battaglia per il ritiro del Ddl “Allontanamento Zero” presentato dall’assessore alle Politiche Sociali Chiara Caucino il 22 novembre 2019 e incardinato nella Quarta Commissione Consiliare il 13 gennaio.

In breve l’obiettivo della proposta di legge sarebbe quello di ridurre di almeno il 60% in Piemonte il numero di allontanamenti di minori dalle famiglie d’origine fornendo supporto economico, sociale e psicologico ai genitori e, in mancanza di essi, ai parenti entro il quarto grado e destinando una quota non inferiore al 40% delle risorse del sistema integrato dei servizi sociali e delle politiche familiari per sostenere le azioni di prevenzione all’allontanamento.

Sono numerose le criticità messe in luce sul Ddl da più fronti. In particolare viene rilevato che sembra essere nato in risposta ad un problema che non esiste, ovvero un eccesso di bambini in tutela nella nostra regione. Vale la pena a tal proposito ricordare alcuni dati (Fonte Direzione Coesione Sociale della Regione): sono 60068 i minori in carico ai Servizi Sociali (il 9% della popolazione minorile piemontese), di questi 2597 sono seguiti fuori dalla famiglia d’origine (1050 in Comunità e 1547 in affidamento familiare). Gli allontanamenti sono disposti per lo più in situazioni multi problematiche (incuria e trascuratezza, carenza educativa, problemi sanitari dei genitori) e la carenza di reddito non è mai motivo esclusivo di allontanamento. Inoltre il dato degli allontanamenti in Italia è molto al di sotto di quello degli altri Paesi europei e in Piemonte, ad oggi, non sono emersi provvedimenti giudiziari che gettino ombre sugli allontanamenti disposti.

Il PD Piemonte si è detto disponibile a sedersi ad un tavolo insieme alla destra per migliorare il sistema di tutela dei minori in Piemonte.

A questo tavolo saranno proposte assunzioni di assistenti sociali, educatori, psicologi e medici, per potenziare i servizi sociali e sanitari che oggi sono sotto organico; stabilizzazione dei contratti precari; maggiore integrazione socio sanitaria per intervenire in modo più efficace sui casi di genitori con gravi problemi psichici e di dipendenze; potenziamento dei fondi educativi territoriali nelle aree montane e rurali, dove il numero di allontanamenti è superiore a quello delle aree urbanizzate; campagne informative per coinvolgere e formare nuove famiglie affidatarie e tutelare il diritto del minore a crescere in una famiglia, piuttosto che in una struttura.

Prima, però, viene chiesto che l’assessore Caucino ritiri o sospenda il suo disegno di legge regionale “Allontanamento zero”, che non contiene nulla di tutto ciò, e in più presenta profili di incostituzionalità. Secondo la minoranza il testo va ritirato o sospeso.

A Torino si è costituito anche il comitato “Zero Allontanamento Zero” per chiedere il ritiro del Ddl regionale e aprire un confronto. Tra i primi promotori associazioni, docenti universitari, numerosi assistenti sociali, educatori, psicologi, psicoterapeuti e avvocati che hanno rilevato le più evidenti criticità del Ddl: ingenerare l’idea che con una buona prevenzione si possa arrivare a non allontanare più nessun minore; negare che spesso le problematiche dei genitori non si possano risolvere in tempo breve e non siano compatibili con il mero contributo economico; la rigidità rappresentata da un progetto educativo familiare per almeno sei mesi a favore delle famiglie in difficoltà (che cosa significherebbe per un bambino vivere altri sei mesi in un contesto inadeguato?); i tempi della raccolta delle eventuali disponibilità scritte dei parenti fino al quarto grado (con conseguenti problematiche ulteriori sui minori); la carenza di risorse aggiuntive investite sui servizi e le professionalità degli operatori.

«E’ un disegno di legge con forti criticità che impone a servizi sociali ed équipe delle Asl notevoli vincoli finanziari e operativi, anche perché di fatto non sono previste risorse aggiuntive» – ha dichiarato il Consigliere Regionale Pd Maurizio Marello – «L’intervento normativo si fonda su una visione errata della realtà: come se in Piemonte si registrasse un numero eccessivo e allarmante di affidi. Peraltro la carenza di reddito non è mai motivo esclusivo di allontanamento come si vuole fare credere. Gli errori commessi in altre parti del Paese non possono essere l’alibi per una strumentalizzazione che potrebbe distruggere in pochi minuti la credibilità di un modello di sostegno ai minori e alle famiglie in difficoltà costruito con un lavoro di molti anni. Confidiamo nella sensibilità del presidente Cirio affinchè la proposta di legge venga ritirata e che si avvii un dibattito aperto in modo da valutare la necessità di introdurre eventuali modifiche all’attuale legge».

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